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Premessa
In questo report si analizzano gli aspetti epidemiologici globali relativi all'HIV attraverso l'uso di open data sets forniti da WHO, Unicef e World Bank.
In un mondo, negli ultimi due anni, messo a dura prova dalla tanto improvvisa quanto sfiancante battaglia al COVID-19, l’urgente necessità di evitare il collasso del sistema sanitario non ha potuto fare a meno di rallentare in modo significativo l'erogazione dei servizi nell'ambito della lotta contro l'HIV, la tubercolosi e la malaria nei paesi a basso e medio reddito in Africa e in Asia.
Il Fondo globale per la lotta contro l’AIDS, la tubercolosi e la malaria ha raccolto informazioni da 502 strutture sanitarie in 32 paesi in Africa e in Asia tra aprile e settembre 2020. Peter Sands, direttore esecutivo del Fondo globale, ha affermato come la prevenzione dell’HIV sia drasticamente peggiorata e che “siamo di fronte a un rischio reale di picco di mortalità”.
Il Fondo globale ha già stanziato quasi 1 miliardo di dollari per combattere il COVID-19 e mitigarne l'impatto su HIV, tubercolosi e malaria in più di 100 paesi.
“Nella maggior parte dei paesi a reddito medio e basso, la crisi è tutt'altro che finita. Le infezioni e i decessi da COVID-19 continuano ad aumentare e l'impatto sulla lotta contro l'HIV, la tubercolosi e la malaria continua a peggiorare”
È dunque necessario, ora più che mai, informarsi e di conseguenza sensibilizzare il prossimo su una delle malattie infettive più diffuse e mortali del pianeta, che ha causato, dal 1981, oltre 35 milioni di decessi e circa 70 milioni di persone contagiate. Da questa spinta nasce “HIV e AIDS: Raccontati a partire da open data”.
Cosa sono AIDS e HIV?L’AIDS, ovvero la sindrome da immunodeficienza acquisita, è una patologia causata dall’HIV, il virus dell’Immunodeficienza umana. Tale sindrome comporta un progressivo abbassamento delle difese immunitarie, con conseguente difficoltà da parte dell’organismo di contrastare eventuali infezioni, siano esse causate da batteri, virus o funghi.
L’HIV appartiene alla famiglia dei retrovirus, in particolare a quella dei lentivirus, nome derivante dal fatto che, dal momento in cui il virus infetta l’organismo ospitante a quando effettivamente inizia la manifestazione dei primi sintomi, intercorre un lasso di tempo relativamente lungo (circa 1-4 settimane nel caso specifico dell’HIV).
Il virus dell’HIV infetta e distrugge prevalentemente i linfociti T-helper (CD4) e i monociti/macrofagi. Contrariamente ad altri virus, il corpo umano non è in grado di eliminare l’HIV: dal momento del contagio il virus rimarrà nell’organismo per tutta la vita.Come si trasmette l'HIV?
L’HIV si può trasmettere solo attraverso i liquidi biologici di persone inconsapevoli e affette da HIV o non in terapia antiretrovirale efficace. La trasmissione avviene per via:
- Sessuale: rapporti etero o omosessuali non protetti da un efficace metodo di prevenzione;
- Ematica: condivisione di siringhe o strumenti per l’uso di sostanze psicoattive, trasfusioni di sangue contaminato;
- Verticale: da madre a neonato durante la gravidanza, il parto o, più raramente, durante l’allattamento.
HIV: Approcci terapeutici.
Ad oggi, il trattamento dell’infezione da HIV si basa sull’impiego di farmaci antiretrovirali. Questi ultimi tentano di ridurre quanto più possibile la presenza del virus all’interno dell’organismo, in modo tale da permettere al sistema immunitario di ritornare a livelli minimi di attività.
Grazie all’impiego di tali trattamenti farmacologici, l’aspettativa di vita dei pazienti affetti è paragonabile a quella dei soggetti sani.
Investire sulla salute: la scelta giusta?Parlando di infezioni da HIV, si potrebbe erroneamente pensare che il problema sia circoscritto al solo ambito sanitario e che, dunque, investendo maggiormente sulla salute pubblica si potrebbe ridurre in maniera drastica la diffusione del virus.
Se così fosse, un paese come il Lesotho, che, stando ai dati della WHO, presenta la più alta percentuale di nuovi infezioni da HIV avvenute nell’anno 2019 sul totale della popolazione, dovrebbe dedicare meno risorse alla salute pubblica rispetto ad altri paesi.
In realtà, stando agli stessi data sets della WHO, risulta che nel 2018, rispetto al PIL, il Lesotho abbia investito percentualmente in salute più di quanto non abbia fatto l’Italia nello stesso anno. Risulta allora evidente che il problema della trasmissione dell’HIV vada ben oltre il singolo sistema sanitario.
HIV: Perché l'Africa è il continente più colpito?
Benché solamente il 13% della popolazione mondiale popoli il continente africano, si stima che ben il 60% dei soggetti affetti da AIDS abiti questa zona. Le ragioni di una così massiccia diffusione del virus dell’HIV in Africa vanno ben oltre il mero inutilizzo di dispositivi di protezione individuale, affondando le proprie radici in profonde motivazioni politiche e sociali e sconfinando, talvolta, in vere e proprie leggende metropolitane.
Credenze diffuse, infatti, sostengono che il preservativo sia stato prodotto con lo scopo di limitare la crescita della popolazione africana. A livello popolare, peraltro, tale metodo contraccettivo è considerato strumento di deprivazione della virilità.
Violenze di genere, discriminazioni e matrimoni precoci portano spesso, poi, le donne a non riuscire a opporsi ai desideri degli uomini o a “negoziare” l’utilizzo di metodi contraccettivi adeguati.
Da un punto di vista logistico, i centri che offrono servizi dedicati alla salute sessuale sono pochi e difficili da raggiungere. Come se non bastasse, in molti stati africani sono in vigore leggi che ostacolano l’accesso a donne sposate o con figli a questi ultimi.
Questi fattori sociali e politici, alimentati d’altro canto da un sistema sanitario che tende a investire più nella cura che nella prevenzione, hanno fatto sì che, nel solo anno 2019, su un totale di 539.700 morti su scala globale, ben 254.700 abitassero tale continente.
Orfani da AIDS
Uno degli aspetti più drammatici che l’infezione da HIV porta con sé riguarda i cosiddetti “orfani da AIDS”, il cui numero, nel 2019, ammontava a oltre 11,5 milioni. Ad acuire tale situazione contribuisce il fatto che l'AIDS colpisce principalmente la popolazione sessualmente attiva, ovvero quei soggetti che costituiscono la maggior fonte di reddito per l’intero nucleo familiare.
I piccoli rimasti orfani di genitori morti a causa dell'AIDS vengono accolti da parenti o conoscenti, andando a gravare sulle spese familiari in maniera piuttosto importante, specialmente se si considera che, sempre in riferimento all’anno 2019, sul totale degli orfani da AIDS, circa l’88% di questi sono stati registrati in Africa.
Di fronte a sforzi economici tanto proibitivi, in Africa si è spesso costretti ad affidare l’orfano alla custodia di centri statali.
Conoscenza e PrevenzioneUna metodologia efficace per tentare di eradicare il problema alla base prevede la messa in atto di efficaci campagne di prevenzione. In tal senso, l’UNICEF ha effettuato una raccolta dati a livello mondiale dal 2000 al 2019 il cui target erano i giovani con un’età compresa fra 15 e 24 anni. Alcuni dei dati più interessanti riguardano:
- l’utilizzo del preservativo, risultato di poco superiore al 50% nel solo caso dell’Europa;
- una corretta informazione sull’argomento HIV;
- la percentuale di adolescenti che ha effettuato almeno una volta un test per l’HIV.
Tali data sets possono essere delle utili armi a vantaggio delle campagne di sensibilizzazione, specialmente in quei continenti che risultano maggiormente colpiti dal fenomeno.
Discriminazioni
Un aspetto che l’infezione da HIV porta, inevitabilmente, con sè riguarda la discriminazione che affligge i soggetti sieropositivi.
La sierofobia, ossia il pregiudizio, l’avversione nei confronti degli infetti da HIV, nasce da molteplici fattori. Primo fra tutti è una scorretta informazione sul tema, che spesso porta ad associare, nell’immaginario collettivo, un soggetto sieropositivo o affetto da AIDS ad un condannato a morte.
Coloro i quali vivono quotidianamente questa realtà si ritrovano risucchiati in un vortice che, spesso, li porta ad avere delle forti ripercussioni da un punto di vista psicologico. Risulta essenziale, allora, sensibilizzare la popolazione, a partire dalle fasce in età adolescenziale, sul tema HIV e AIDS in maniera tale da contrastare, quanto più possibile, tale fenomeno discriminatorio.
- Compreresti delle verdure da un venditore se sapessi che quest’ultimo è affetto da HIV?
- Credi che i bambini affetti da HIV debbano avere la possibilità di frequentare la scuola con dei bambini negativi all’HIV?
A tal proposito, un evento di grande risonanza mediatica è avvenuto nel 1991, ad opera dell’immunologo fondatore dell’Anlaids (Associazione Nazionale per la Lotta contro l’AIDS), Fernando Aiuti. Il 2 dicembre dello stesso anno, infatti, durante un congresso alla fiera campionaria di Cagliari, in risposta all’articolo di un quotidiano che riportava la falsa teoria secondo la quale l’HIV si potesse trasmettere con un bacio, di comune accordo, decise di baciare una propria paziente sieropositiva, Rosaria Iardino.
